martedì 8 gennaio 2008

Nuovo Spot Mastercard



In anteprima il nuovo spot Mastercard che dovrebbe andare in onda per la stagione 2008/2009 ma che già è possibile vedere sui maxischermi degli stadi della Champion's League. Protagonista: Luca ZOLLO

lunedì 7 gennaio 2008

Emergenza rifiuti in Campania: ancora lontana una soluzione concreta



Periodo alquanto turbolento questo per la mia cara Campania. L'emergenza rifiuti, partita dal capoluogo si sta espandendo a macchia d'olio in tutta la regione. Crescono i malumori, le strade sono ricoperte da sacchetti abbandonati, sono allestiti giorno e notte presidi di volontari di abitanti locali che chiedono a qualunque costo che venga posta la parola fine a tutto questo.
Bassolino, Presidente della Regione Camapania in carica, vacilla sempre di più ma il dato più raccapricciante, è che sembra non sappia proprio come fare a riordinare e rimettere sul giusto binario l'emergenza. Deciso a non dimettersi (ah...quanto è importante difendere la propria poltrona!) nei giorni scorsi ha inviato una lettera di scuse a tutti assumendosi parte delle responsabilità di questo scempio; ma a cosa è servito?! Povero Bassolino...

Vi presento un video-inchiesta realizzato da un mio caro amico, nonchè collega, Luca Abete che con la sua genialità, si sta facendo conoscere ed apprezzare in tutta Italia.
Le immagini sono andate in onda su NapoliTv (emittente locale)per la trasmissione "Xanax".

martedì 1 gennaio 2008

"Paese che vai usanza che trovi...": Buon 2008 a tutti!!!



Roma - Fori Imperiali



Napoli - Vomero



Bari - Centro Storico



Venezia - Piazza S.Marco



Genova - Porto Antico

lunedì 31 dicembre 2007

Ma dove sono finiti i “rappresentanti” del popolo? L’economia italiana vive un momento critico e penalizza i cittadini



Pensioni, famiglia, giovani. Questi gli iceberg di una
nazione, l’Italia appunto, che riesce a malapena ad
aggirare. Con l’avvento dell’Euro, considerato dai più
arma letale contro lo strapotere finanziario americano,
l’economia tricolore ha sfiorato a più riprese il collasso.
I maggiori problemi gravitano intorno a questo nucleo:
al costo della vita che è effettivamente raddoppiato,
non è corrisposto un aumento adeguato dei salari.
I costi sono aumentati e per l’acquisizione di beni o di
servizi, ci si vede costretti a finanziamenti dagli interessi
drogati e prestiti che fanno la gioia delle società
specializzate. La componente politica in tutto questo,
ha dimostrato di essere sorda davanti alla voce del
suo popolo adagiandosi su di un binario morto che
conduce inevitabilmente all’anarchia. Le famiglie
italiane non riescono ad arrivare alla fine del mese
e le categorie più deboli come i pensionati e i
giovani ne risentono in maniera forte. L’Italia è
un Paese vecchio si grida da più parti, ma come
si può chiedere ai giovani di dare una svolta a
questa società?
La politica italiana al contrario di tanti floridi Stati
non incentiva i ragazzi all’iniziativa: che sia la
possibilità di entrare nel mercato del lavoro,
piuttosto che mettere su famiglia. Negli ultimi
giorni il Ministro Padoa Schioppa ha dato loro
“grosso” risalto definendoli dei “bamboccioni”che
a fatica riescono ad andare a vivere per conto loro;
ma se si analizza anche superficialmente quello che
viene definito mercato immobiliare, si intuisce che
un giovane difficilmente potrebbe permettersi degli
affitti talmente alti che anche un professionista con
una florida attività alle spalle sorreggerebbe a fatica.
Le famiglie, altro anello debole della società, hanno
inevitabilmente subito gli influssi di una politica
economica quantomeno azzardata se non assente.
Come si è detto in precedenza, le loro risorse economiche
risultano quasi azzerate e, al contrario di quello che
accadeva un decennio fa neanche tanto lontano, sono
scomparsi i risparmi che permettevano loro di superare
abbastanza agevolmente ogni ostacolo.
“Si stava meglio quando si stava peggio” si scriveva e
si diceva nel periodo post bellico del ’48 quando
l’Italia si trovava a rialzare la testa e a ricostruire
un’economia spazzata via da una dittatura e da un
conflitto. Oggi, paradossalmente, si sta ripetendo ciò
perché la storia è fatta di corsi e ricorsi e, forse perché,
ad ogni capriccio della classica politica dirigente, gli
unici ad essere penalizzati sono come sempre i cittadini
su cui si ripercuotono scelte infelici. Anche le esportazioni
negli ultimi anni sono in declino perché l’aumento
scriteriato dei costi del tanto caro “made in Italy”,
spaventano i mercati esteri che ci stanno accantonando.
Discussioni, problemi, conseguenze di una politica estranea
al suo primo datore di lavoro: il popolo italiano.

Globalizzazione: la nuova era della società moderna



La globalizzazione è senza dubbio il fenomeno che maggiormente sta influenzando
il nostro pianeta.
Non vi è un accordo preciso né sul suo significato, meno che mai sul segno positivo o negativo dei suoi effetti. Tendenzialmente si considera globalizzazione il fenomeno di progressivo e costante ampliamento delle relazioni sociali che si vanno ad omologare in tutto il mondo. Un esempio sono le relazioni economiche e finanziarie e la globalizzazione delle comunicazioni (compresa l’informatizzazione del pianeta).
Interrelazione globale, però, significa anche interdipendenza globale, per cui modifiche che avvengono da una parte del pianeta avranno, in virtù di questo forte legame, ripercussioni (che siano positive o negative) anche in un altro angolo del pianeta stesso, in tempi decisamente brevi.
Ma cosa si intende per globalizzazione economico finanziaria? Innanzitutto è un processo di integrazione che ha come effetti l’eliminazione di barriere di natura giuridica, economica e culturale; le persone hanno una libertà di circolazione totale con le relative cose, beni o servizi che li riguardano; si ampliano su scala internazionale opportunità economiche, d’investimento, di produzione, di consumo, di lavoro grazie anche alla standardizzazione dei prezzi e dei costi. I settori economici più investiti da tali processi che più vengono coinvolti nell’integrazione mondiale sono quelli legati al commercio internazionale e ai mercati finanziari. Soprattutto quest’ultimi hanno avuto vita facile nel ricercare vantaggi economici e, nel contempo, hanno potuto sfruttare al massimo innovazioni telematiche per soddisfare queste esigenze. New York, Tokyo, Londra e Francoforte formano virtualmente in tale sistema un unico gigantesco mercato operante 24 ore su 24, a cui è possibile collegarsi in qualunque momento e da qualunque parte del mondo.
Con la globalizzazione lo spazio e il tempo risultano annullati e, sulla carta, sopprimendo la rigidità delle culture, vengono favorite le diversità. La sovranità dello Stato – Nazione entra in crisi poiché le decisioni più importanti vengono prese all’esterno della consueta tribuna istituzionale. I consumi eccessivi della moderna società, poi, hanno rivolto la sfida ai limiti ecologici del pianeta sino a configurare problemi che sono definibili come nuovi e globali.
L’unificazione del mondo secondo l’ottica di un mercato unico, tuttavia, non elimina le disparità fra diverse zone che vivono in diverse realtà. Basti pensare alla crisi attuale del welfare causato dalla corsa alla posizione migliore dominante che porta con sé spirito antisolidaristico ed egoistico.
Concludendo, la globalizzazione è e sarà a lungo alla luce di tutti questi dati, argomento di scontro e dibattito a cui tutti (c’è da scommetterci) vorranno partecipare da protagonisti.

venerdì 28 dicembre 2007

“In Etiopia vivevo nella miseria; l’Italia mi ha dato la possibilità di costruirmi un futuro”


Mark è un etiope di Addis Abeba di 23 anni, giunto in Italia circa cinque anni fa. Salerno ora è divenuta la sua nuova casa e gli ha aperto le porte ad un futuro duro, ma finalmente positivo. Lo incontro in un’area del mercatino etnico allestito dal comune di Salerno. La sua piccola attività ora consiste nella vendita di mobili, accessori e punti luce rigorosamente prodotti nella sua tanto cara Africa. Questo tipo di commercio, soprattutto negli ultimi anni, ha visto la crescente simpatia del pubblico italiano, che ha rivalutato in maniera decisa questo stile. Dopo esserci salutati, si inizia con l’intervista.
Mark, raccontaci del tuo passato; come e perché hai deciso di approdare in Italia?

Avevo circa quindici anni e la vita non è che mi sorridesse più di tanto. Ogni mattina mi svegliavo quando era ancora notte fonda per andare a lavorare con mio padre. Lo aiutavo sempre perché in famiglia eravamo tanti e la fame si faceva sentire. I lavori erano duri, anzi durissimi, soprattutto quelli nelle cave di pietra e di carbone che proprio non riuscivo a digerire. Era però un dovere a cui non potevo proprio oppormi.
E’ in quel periodo che è maturata in me la voglia di fuggire via e di cercar fortuna in una qualsiasi parte del mondo migliore della mia Etiopia.
E’ stato facile per te giungere nel nostro Paese? Chi ti ha aiutato?
Era l’estate torrida del 2002 e sono venuto a conoscenza del fatto che c’era un mio zio che aveva preso la decisione di partire per l’Italia.
Non ci ho pensato più di due volte: ho raccolto un po’ di roba che mi sarebbe tornata utile nel lungo viaggio, ho salutato la mia famiglia che non si dava pace per la mia scelta, e sono salito sullo stesso pullman di mio zio con destinazione Tunisi. Il viaggio è stato massacrante, ai limiti della resistenza umana perché ci hanno accalcati come se fossimo stati delle bestie. La cosa più triste, però, è che il peggio doveva ancora venire.
Alludi forse all’ultimo tratto del tuo viaggio?
Esattamente. Giunti a Tunisi si è scatenato l’inferno perché è iniziata la lotta per accaparrarsi gli ultimi posti utili per salire su delle imbarcazioni a dir poco improvvisate, che dovevano traghettarci in Sicilia, a Palermo per la precisione.
Quanto hai pagato per salire a bordo?
1500 euro ed ero in buona compagnia. La carretta era piena fino all’orlo di persone disperate provenienti da ogni parte del mondo. Non c’era lo spazio neanche per respirare tant’è che per aumentare la superficie utile, ci è stato ordinato di portare con noi soltanto una coperta e dell’acqua, con la promessa che il restante bagaglio ci sarebbe stato inviato in un secondo momento.
Quali sono state le sensazione durante la traversata a mare aperto?
Bruttissime; c’era un clima di terrore e si pregava tutti insieme indipendentemente dalla propria religione per aggrapparsi a qualcosa che ci poteva aiutare a rimanere in vita. Dovevamo giungere nella nostra America, ma eravamo consapevoli che ciò sarebbe stata un’impresa. La fortuna ha voluto che il tempo ci aiutasse e con esso il mare che sembrava essere benevolo.
Qual è stato l’attimo più brutto che ti ha fatto tremare?
Certamente durante lo scambio dell’imbarcazione.
Spiegati meglio.
Gli scafisti sono delle persone squallide che sfruttano la miseria della gente per arricchirsi. Quando si sta per giungere a destinazione, sono soliti far scendere i passeggeri su delle imbarcazioni di fortuna come gommoni o barchette che a malapena contengono tutti. Loro non rischiano niente, non vogliono problemi e affidano nelle mani della buona sorte, la vita delle loro vittime che sono fortunati se riescono a toccare terra. Per questo si verificano di continuo tragedie del mare perché non sempre va tutto liscio come è capitato a me. Io mi ritengo una persona fortunata, perché ce l’ho fatta e sono qui a parlare con te.
Come ti ha accolto il nostro Paese?
Beh, il mio arrivo è quasi coinciso con la legge Bossi-Fini ma anche a quello sono riuscito a sfuggire...
E sulle novità proposte dalla Amato-Ferrero?
Non credo che porterà ad alcun miglioramento sia sul fronte italiano e sia per ciò che riguarda gli immigrati.
Pentito di aver preso la decisione cinque anni fa di arrivare nel nostro Paese?
Assolutamente. Io all’Italia ed agli italiani devo tutto; i primi anni sono stati difficili perché ho dovuto fare i salti mortali per ottenere un permesso di soggiorno. Ora no, ora sto bene, Salerno mi ha adottato, ho un lavoro ma non dimentico mai la mia Etiopia e, quando posso, corro a riabbracciare la mia famiglia che a distanza di tempo mi ha perdonato. Ho rischiato sì, ma ora ce l’ho fatta ed anche io con la mia modesta attività, mi sento parte integrante di un sistema economico quale quello italiano, che si basa anche sul lavoro di noi immigrati regolarizzati.

CINA: PREGI E DIFETTI DI UN PAESE IN PIENA ESPANSIONE


Tra tutti i paesi emergenti, la Cina è senza dubbio quello che più di ogni altro ha avuto una crescita improvvisa. Poche sono state le avvisaglie di questo mutamento che l’hanno proiettata a divenire una delle prime potenze mondiali.
Il Partito Comunista Cinese, unico anello di continuità rispetto al passato magro di un tempo, ha contribuito alla svolta.
Ma quali sono state le chiavi per il cambio di rotta della sua politica?
Innanzitutto lo spazio. La Cina dopo URSS e USA è stato il terzo paese al mondo ad andare in orbita e, prima del 2020, è previsto l’approdo del primo uomo con gli occhi a mandorla sulla superficie lunare.
Secondo fattore determinante, la costruzione della grande diga sullo Yam See. Lunga 185 metri, produrrà 85 giga/watt di energia e sono in programma altre 10 opere gemelle poiché serve un disperato bisogno di energia. Tali dighe fanno paura perché, già per la prima, si è dovuti provvedere allo sgombero di 1900000 persone e ci si è accorti che oltre ad avere effetti negativi sull’ambiente, ha creato un rischio catastrofe modello “Vajont”.
Dall’ ’83 la Cina è diventata la terza potenza economica mondiale e si prevede che entro il 2035, supererà anche Giappone e Usa. Specchio di una crescita smisurata è il reddito procapite: nel 2004 era di 1094$, nel 2006 di 2000$ e per il primo semestre 2007 è previsto un incremento dell’11,7%. La crescita interna, tuttavia, ha favorito anche la spinta per la crescita globale: la Cina infatti con il suo 15,4% può essere definita la “fabbrica del mondo”. Esportando merci dal basso costo e di discreta qualità, aiuta a limitare l’inflazione in Occidente. La Banca Centrale Cinese, inoltre, è la più ricca del mondo e già da anni, è il principale acquirente di titoli di Stato e buoni del tesoro americani.
Tanto potrà crescere ancora la Cina, ma dovrà fare i conti con le sue contraddizioni interne. Una su tutti la questione del reddito disomogeneo che riguarda la differente situazione tra mondo rurale e le zone costiere con le grandi città; accanto ai 106 e ai 120000 miliardari e milionari in $ vi sono 318milioni di cinesi che vivono con meno di 2$ al giorno, 180milioni con 1$. La fragilità del sistema creditizio che le banche vantano è inesigibile (dal 10 al 50%). Le terre, che sono in mano allo Stato, subiscono numerosi espropri irregolari per terzi scopi e ciò causa continue rivolte e disordini. Lo Stato sostiene l’assistenza sanitaria con un tetto di 5mld e ciò è un vero paradosso se si pensa che la spesa militare cinese ammonta a 25mld di $. Ultima, ma non meno grave come problematica è quella ambientale: la Cina con i suoi 7mld annui è il primo produttore nel mondo di anidride carbonica.
Concludendo, un ultimo interrogativo: tali negatività arresteranno la crescita cinese?
Difficile a dirsi; molto più probabile che il governo adotti una nuova politica interna che integri le minoranze e tuteli i cittadini e l’ambiente in cui vivono, per non correre il rischio di frenare un treno in piena corsa. Gli interessi in gioco, infatti, sono troppo alti.