lunedì 31 dicembre 2007

Ma dove sono finiti i “rappresentanti” del popolo? L’economia italiana vive un momento critico e penalizza i cittadini



Pensioni, famiglia, giovani. Questi gli iceberg di una
nazione, l’Italia appunto, che riesce a malapena ad
aggirare. Con l’avvento dell’Euro, considerato dai più
arma letale contro lo strapotere finanziario americano,
l’economia tricolore ha sfiorato a più riprese il collasso.
I maggiori problemi gravitano intorno a questo nucleo:
al costo della vita che è effettivamente raddoppiato,
non è corrisposto un aumento adeguato dei salari.
I costi sono aumentati e per l’acquisizione di beni o di
servizi, ci si vede costretti a finanziamenti dagli interessi
drogati e prestiti che fanno la gioia delle società
specializzate. La componente politica in tutto questo,
ha dimostrato di essere sorda davanti alla voce del
suo popolo adagiandosi su di un binario morto che
conduce inevitabilmente all’anarchia. Le famiglie
italiane non riescono ad arrivare alla fine del mese
e le categorie più deboli come i pensionati e i
giovani ne risentono in maniera forte. L’Italia è
un Paese vecchio si grida da più parti, ma come
si può chiedere ai giovani di dare una svolta a
questa società?
La politica italiana al contrario di tanti floridi Stati
non incentiva i ragazzi all’iniziativa: che sia la
possibilità di entrare nel mercato del lavoro,
piuttosto che mettere su famiglia. Negli ultimi
giorni il Ministro Padoa Schioppa ha dato loro
“grosso” risalto definendoli dei “bamboccioni”che
a fatica riescono ad andare a vivere per conto loro;
ma se si analizza anche superficialmente quello che
viene definito mercato immobiliare, si intuisce che
un giovane difficilmente potrebbe permettersi degli
affitti talmente alti che anche un professionista con
una florida attività alle spalle sorreggerebbe a fatica.
Le famiglie, altro anello debole della società, hanno
inevitabilmente subito gli influssi di una politica
economica quantomeno azzardata se non assente.
Come si è detto in precedenza, le loro risorse economiche
risultano quasi azzerate e, al contrario di quello che
accadeva un decennio fa neanche tanto lontano, sono
scomparsi i risparmi che permettevano loro di superare
abbastanza agevolmente ogni ostacolo.
“Si stava meglio quando si stava peggio” si scriveva e
si diceva nel periodo post bellico del ’48 quando
l’Italia si trovava a rialzare la testa e a ricostruire
un’economia spazzata via da una dittatura e da un
conflitto. Oggi, paradossalmente, si sta ripetendo ciò
perché la storia è fatta di corsi e ricorsi e, forse perché,
ad ogni capriccio della classica politica dirigente, gli
unici ad essere penalizzati sono come sempre i cittadini
su cui si ripercuotono scelte infelici. Anche le esportazioni
negli ultimi anni sono in declino perché l’aumento
scriteriato dei costi del tanto caro “made in Italy”,
spaventano i mercati esteri che ci stanno accantonando.
Discussioni, problemi, conseguenze di una politica estranea
al suo primo datore di lavoro: il popolo italiano.

Globalizzazione: la nuova era della società moderna



La globalizzazione è senza dubbio il fenomeno che maggiormente sta influenzando
il nostro pianeta.
Non vi è un accordo preciso né sul suo significato, meno che mai sul segno positivo o negativo dei suoi effetti. Tendenzialmente si considera globalizzazione il fenomeno di progressivo e costante ampliamento delle relazioni sociali che si vanno ad omologare in tutto il mondo. Un esempio sono le relazioni economiche e finanziarie e la globalizzazione delle comunicazioni (compresa l’informatizzazione del pianeta).
Interrelazione globale, però, significa anche interdipendenza globale, per cui modifiche che avvengono da una parte del pianeta avranno, in virtù di questo forte legame, ripercussioni (che siano positive o negative) anche in un altro angolo del pianeta stesso, in tempi decisamente brevi.
Ma cosa si intende per globalizzazione economico finanziaria? Innanzitutto è un processo di integrazione che ha come effetti l’eliminazione di barriere di natura giuridica, economica e culturale; le persone hanno una libertà di circolazione totale con le relative cose, beni o servizi che li riguardano; si ampliano su scala internazionale opportunità economiche, d’investimento, di produzione, di consumo, di lavoro grazie anche alla standardizzazione dei prezzi e dei costi. I settori economici più investiti da tali processi che più vengono coinvolti nell’integrazione mondiale sono quelli legati al commercio internazionale e ai mercati finanziari. Soprattutto quest’ultimi hanno avuto vita facile nel ricercare vantaggi economici e, nel contempo, hanno potuto sfruttare al massimo innovazioni telematiche per soddisfare queste esigenze. New York, Tokyo, Londra e Francoforte formano virtualmente in tale sistema un unico gigantesco mercato operante 24 ore su 24, a cui è possibile collegarsi in qualunque momento e da qualunque parte del mondo.
Con la globalizzazione lo spazio e il tempo risultano annullati e, sulla carta, sopprimendo la rigidità delle culture, vengono favorite le diversità. La sovranità dello Stato – Nazione entra in crisi poiché le decisioni più importanti vengono prese all’esterno della consueta tribuna istituzionale. I consumi eccessivi della moderna società, poi, hanno rivolto la sfida ai limiti ecologici del pianeta sino a configurare problemi che sono definibili come nuovi e globali.
L’unificazione del mondo secondo l’ottica di un mercato unico, tuttavia, non elimina le disparità fra diverse zone che vivono in diverse realtà. Basti pensare alla crisi attuale del welfare causato dalla corsa alla posizione migliore dominante che porta con sé spirito antisolidaristico ed egoistico.
Concludendo, la globalizzazione è e sarà a lungo alla luce di tutti questi dati, argomento di scontro e dibattito a cui tutti (c’è da scommetterci) vorranno partecipare da protagonisti.

venerdì 28 dicembre 2007

“In Etiopia vivevo nella miseria; l’Italia mi ha dato la possibilità di costruirmi un futuro”


Mark è un etiope di Addis Abeba di 23 anni, giunto in Italia circa cinque anni fa. Salerno ora è divenuta la sua nuova casa e gli ha aperto le porte ad un futuro duro, ma finalmente positivo. Lo incontro in un’area del mercatino etnico allestito dal comune di Salerno. La sua piccola attività ora consiste nella vendita di mobili, accessori e punti luce rigorosamente prodotti nella sua tanto cara Africa. Questo tipo di commercio, soprattutto negli ultimi anni, ha visto la crescente simpatia del pubblico italiano, che ha rivalutato in maniera decisa questo stile. Dopo esserci salutati, si inizia con l’intervista.
Mark, raccontaci del tuo passato; come e perché hai deciso di approdare in Italia?

Avevo circa quindici anni e la vita non è che mi sorridesse più di tanto. Ogni mattina mi svegliavo quando era ancora notte fonda per andare a lavorare con mio padre. Lo aiutavo sempre perché in famiglia eravamo tanti e la fame si faceva sentire. I lavori erano duri, anzi durissimi, soprattutto quelli nelle cave di pietra e di carbone che proprio non riuscivo a digerire. Era però un dovere a cui non potevo proprio oppormi.
E’ in quel periodo che è maturata in me la voglia di fuggire via e di cercar fortuna in una qualsiasi parte del mondo migliore della mia Etiopia.
E’ stato facile per te giungere nel nostro Paese? Chi ti ha aiutato?
Era l’estate torrida del 2002 e sono venuto a conoscenza del fatto che c’era un mio zio che aveva preso la decisione di partire per l’Italia.
Non ci ho pensato più di due volte: ho raccolto un po’ di roba che mi sarebbe tornata utile nel lungo viaggio, ho salutato la mia famiglia che non si dava pace per la mia scelta, e sono salito sullo stesso pullman di mio zio con destinazione Tunisi. Il viaggio è stato massacrante, ai limiti della resistenza umana perché ci hanno accalcati come se fossimo stati delle bestie. La cosa più triste, però, è che il peggio doveva ancora venire.
Alludi forse all’ultimo tratto del tuo viaggio?
Esattamente. Giunti a Tunisi si è scatenato l’inferno perché è iniziata la lotta per accaparrarsi gli ultimi posti utili per salire su delle imbarcazioni a dir poco improvvisate, che dovevano traghettarci in Sicilia, a Palermo per la precisione.
Quanto hai pagato per salire a bordo?
1500 euro ed ero in buona compagnia. La carretta era piena fino all’orlo di persone disperate provenienti da ogni parte del mondo. Non c’era lo spazio neanche per respirare tant’è che per aumentare la superficie utile, ci è stato ordinato di portare con noi soltanto una coperta e dell’acqua, con la promessa che il restante bagaglio ci sarebbe stato inviato in un secondo momento.
Quali sono state le sensazione durante la traversata a mare aperto?
Bruttissime; c’era un clima di terrore e si pregava tutti insieme indipendentemente dalla propria religione per aggrapparsi a qualcosa che ci poteva aiutare a rimanere in vita. Dovevamo giungere nella nostra America, ma eravamo consapevoli che ciò sarebbe stata un’impresa. La fortuna ha voluto che il tempo ci aiutasse e con esso il mare che sembrava essere benevolo.
Qual è stato l’attimo più brutto che ti ha fatto tremare?
Certamente durante lo scambio dell’imbarcazione.
Spiegati meglio.
Gli scafisti sono delle persone squallide che sfruttano la miseria della gente per arricchirsi. Quando si sta per giungere a destinazione, sono soliti far scendere i passeggeri su delle imbarcazioni di fortuna come gommoni o barchette che a malapena contengono tutti. Loro non rischiano niente, non vogliono problemi e affidano nelle mani della buona sorte, la vita delle loro vittime che sono fortunati se riescono a toccare terra. Per questo si verificano di continuo tragedie del mare perché non sempre va tutto liscio come è capitato a me. Io mi ritengo una persona fortunata, perché ce l’ho fatta e sono qui a parlare con te.
Come ti ha accolto il nostro Paese?
Beh, il mio arrivo è quasi coinciso con la legge Bossi-Fini ma anche a quello sono riuscito a sfuggire...
E sulle novità proposte dalla Amato-Ferrero?
Non credo che porterà ad alcun miglioramento sia sul fronte italiano e sia per ciò che riguarda gli immigrati.
Pentito di aver preso la decisione cinque anni fa di arrivare nel nostro Paese?
Assolutamente. Io all’Italia ed agli italiani devo tutto; i primi anni sono stati difficili perché ho dovuto fare i salti mortali per ottenere un permesso di soggiorno. Ora no, ora sto bene, Salerno mi ha adottato, ho un lavoro ma non dimentico mai la mia Etiopia e, quando posso, corro a riabbracciare la mia famiglia che a distanza di tempo mi ha perdonato. Ho rischiato sì, ma ora ce l’ho fatta ed anche io con la mia modesta attività, mi sento parte integrante di un sistema economico quale quello italiano, che si basa anche sul lavoro di noi immigrati regolarizzati.

CINA: PREGI E DIFETTI DI UN PAESE IN PIENA ESPANSIONE


Tra tutti i paesi emergenti, la Cina è senza dubbio quello che più di ogni altro ha avuto una crescita improvvisa. Poche sono state le avvisaglie di questo mutamento che l’hanno proiettata a divenire una delle prime potenze mondiali.
Il Partito Comunista Cinese, unico anello di continuità rispetto al passato magro di un tempo, ha contribuito alla svolta.
Ma quali sono state le chiavi per il cambio di rotta della sua politica?
Innanzitutto lo spazio. La Cina dopo URSS e USA è stato il terzo paese al mondo ad andare in orbita e, prima del 2020, è previsto l’approdo del primo uomo con gli occhi a mandorla sulla superficie lunare.
Secondo fattore determinante, la costruzione della grande diga sullo Yam See. Lunga 185 metri, produrrà 85 giga/watt di energia e sono in programma altre 10 opere gemelle poiché serve un disperato bisogno di energia. Tali dighe fanno paura perché, già per la prima, si è dovuti provvedere allo sgombero di 1900000 persone e ci si è accorti che oltre ad avere effetti negativi sull’ambiente, ha creato un rischio catastrofe modello “Vajont”.
Dall’ ’83 la Cina è diventata la terza potenza economica mondiale e si prevede che entro il 2035, supererà anche Giappone e Usa. Specchio di una crescita smisurata è il reddito procapite: nel 2004 era di 1094$, nel 2006 di 2000$ e per il primo semestre 2007 è previsto un incremento dell’11,7%. La crescita interna, tuttavia, ha favorito anche la spinta per la crescita globale: la Cina infatti con il suo 15,4% può essere definita la “fabbrica del mondo”. Esportando merci dal basso costo e di discreta qualità, aiuta a limitare l’inflazione in Occidente. La Banca Centrale Cinese, inoltre, è la più ricca del mondo e già da anni, è il principale acquirente di titoli di Stato e buoni del tesoro americani.
Tanto potrà crescere ancora la Cina, ma dovrà fare i conti con le sue contraddizioni interne. Una su tutti la questione del reddito disomogeneo che riguarda la differente situazione tra mondo rurale e le zone costiere con le grandi città; accanto ai 106 e ai 120000 miliardari e milionari in $ vi sono 318milioni di cinesi che vivono con meno di 2$ al giorno, 180milioni con 1$. La fragilità del sistema creditizio che le banche vantano è inesigibile (dal 10 al 50%). Le terre, che sono in mano allo Stato, subiscono numerosi espropri irregolari per terzi scopi e ciò causa continue rivolte e disordini. Lo Stato sostiene l’assistenza sanitaria con un tetto di 5mld e ciò è un vero paradosso se si pensa che la spesa militare cinese ammonta a 25mld di $. Ultima, ma non meno grave come problematica è quella ambientale: la Cina con i suoi 7mld annui è il primo produttore nel mondo di anidride carbonica.
Concludendo, un ultimo interrogativo: tali negatività arresteranno la crescita cinese?
Difficile a dirsi; molto più probabile che il governo adotti una nuova politica interna che integri le minoranze e tuteli i cittadini e l’ambiente in cui vivono, per non correre il rischio di frenare un treno in piena corsa. Gli interessi in gioco, infatti, sono troppo alti.



LE “PALLE AL PIEDE” DELL’ECONOMIA ITALIANA


L’Italia è nel bel mezzo di un sostanziale declino. A dirlo sono gli esperti che, con dati attendibili alla mano, avvalorano ancor di più la propria tesi. Ma da cosa si misura principalmente lo stato di “forma” di un Paese? Il primo metro per stabilire ciò è analizzare il PIL che è il valore totale dei beni e dei servizi prodotti destinati al consumo in un determinato arco di tempo. L’Italia, da circa dieci anni, vede il proprio PIL inferiore a quello della media degli Stati membri dell’Unione Europea: nel 2005 era pari allo zero; nel 2006 un cenno di ripresa con il 2%; nel 2007 si prevede uno stazionamento intorno al 1,7%. Per non parlare del conseguente dato che riguarda il reddito medio di un cittadino italiano che risulta nettamente inferiore a quello della media europea.
Eppure il nostro Paese è stato in passato protagonista di una esplosione economica notevole. Infatti dal 1951 al 1970 circa, l’Italia viveva a tutti gli effetti il suo miracolo economico. Facendo un parallelo si potrebbe dire che eravamo i cinesi di oggi; La fine del tradizionale protezionismo italiano giocò un ruolo fondamentale per la rivitalizzazione del suo sistema economico. Il maggior impulso a questa espansione venne dai settori in cui prevalevano i grandi gruppi come quello automobilistico, quello della meccanica di precisione e quello tessile.
Con lo scoccare del 1980 iniziò il decennio nero causato dallo shock petrolifero. L’economia ne risentì in maniera grave ed iniziò a presentarsi lo spettro dell’inflazione che subito causò la svalutazione della moneta che provocò, a sua volta, l’aumento del costo del lavoro. E’ stato calcolato che in quegli anni il debito pubblico è aumentato dal 57% sino al 124,3% del 1994.
Oggi sono svariati i fattori che ci condannano ad essere in ritardo di crescita rispetto all’eurozona: il costo del debito che ci trasciniamo dietro (70 miliardi annui), le pensioni che risultano il 15,5 % del PIL, l’inefficienza della pubblica amministrazione, il ritardo nel sistema istruzione formazione e la piaga del meridione; ma quello che più di tutti, a mio avviso, pesa come una zavorra nell’economia del sistema italiano è il fenomeno dell’evasione fiscale, purtroppo sempre più diffusa: in Italia si stanzia tra il 15 e il 17% del PIL che è quasi il doppio dei valori europei. Un dato inaccettabile incrementato dai condoni del governo che non ha punito gli evasori dello Stato. E’ il Sud a comandare la classifica nera con Sicilia, Calabria e Campania definite a ragion veduta regioni a nero.
Ma cosa fare allora per riportare il bel Paese sul binario giusto? Sicuramente abbassare il debito spendendo meno e non rincarando i cittadini di nuove tasse che colpiscono le tasche degli italiani.
Per fare ciò l’Italia deve allinearsi con l’UE riducendo gli interessi (ora al 4,7%) e investendo nel settore previdenziale, nel welfare e nell’istruzione che, ad oggi, pagano un netto divario nei confronti della media europea.
Nonostante tali dati allarmanti segnali di ripresa ci sono come il tasso di disoccupazione che si è ridotto al 5,7% (minimo storico dal ’92). Tanto ancora si dovrà fare, tuttavia, per giungere all’obiettivo di dare una svolta radicale all’economia del nostro Paese.

venerdì 7 dicembre 2007

Bentornata signora pubblicità...



A volte mi chiedo a cosa serva uno spot: a pubblicizzare un marchio? A catturare la simpatia dello spettatore? A fronteggiare la concorrenza?
Bene..la nuova pubblicità della Fiat ha aperto in me una profonda ammirazione rivolta sia al suo creatore, sia al suo regista. Quasi mai mi capita di non cambiare canale durante le telepromozioni, un pò perchè mi annoiano, un pò perchè ritengo che la maggioranza di esse sono totalmente inutili. Questa, quindi, per me è la classica eccezione che conferma la regola. Un prodotto, dal mio modesto parere, entra nell'io di tutti se chi organizza il suo promo è abile a toccare le corde del sentimento. Vedere nell'arco di tre minuti fotogrofie storiche che hanno fatto la storia d'Italia accompagnandola con una voce fuori campo intensa e profonda come quella di Tognazzi, è senza dubbio geniale.
Perchè non iniziare a realizzare, quindi, spot di qualità per il piccolo schermo come questo? La legge del mercato è forte, ma ogni tanto sarebbe oppurtuno anche pensare che chi guarda la TV non è solo un banale e passivo acquirente in cerca di cambiali!!!

giovedì 6 dicembre 2007

VIDEO INCHIESTA: "I nasoni di Roma"



Eccoci alla seconda inchiesta realizzata dal solito gruppo di scalmanati ragazzi targati Lumsa. Questa volta, a contribuire alla realizzazione di questo progetto sono stati a parte il sottoscritto, Lorenzo Fares, Fabio Iacono, Mirko Manico Marletta, Chiara Milanesi, Maurizio Pezzuco.
I nasoni, simboli storici di floridità e ricchezza dell'acqua della Capitale, sono al centro della discussione; la maggior parte di questi, infatti, sono stati installati in zone poco strategiche, per cui è a dir poco scarso il loro utilizzo.
Nel nostro lavoro, abbiamo cercato di portare all'occhio dello spettatore il problema che sussiste con argomentazione Pro e Contro in modo di non influenzarlo in nessuna direzione.
Il risultato sembra discreto; tocca a voi ora giudicare.

Pietro

sabato 24 novembre 2007

Tor di Quinto: è già passata l'ora dello sgombero?



Ecco il video realizzato dal sottoscritto e da altri quattro indomiti aspiranti giornalisti "d'assalto". Siamo andati lì dove è stata violentata ed uccisa Giovanna Reggiani per mano di un rom romeno. I campi abusivi adiacenti alla stazione di Tor di Quinto sono stati sgomberati, ma non abbastanza ancora è stato fatto. Basta spostarsi, infatti, di un centinaio di metri dalla "vecchia sede" per notare nuovi accampamenti clandestini.
Come sempre capita in Italia, si è dovuto attendere il morto per prendere provvedimenti. Un sistema inaccettabile, un modo di operare del governo italiano che dovrebbe portare a vere contestazioni.
I problemi del nostro Paese sono tanti, ma se non si inizia a fare qualcosa a lungo andare, la situazione potrebbe generare.
Viviamo nel caos totale, è ora di riordinare e cambiare decisamente registro.

lunedì 19 novembre 2007

Scene di vita (sportiva) comune...





Molti identificano e collegano il fenomeno ultras al calcio. Un'operazione scontata che porta a definire questo sport oramai come una mela marcia, da buttare. La reltà è un'altra. La realtà è che dei semplici delinquenti trovano il pretesto durante un divertimento per scatenare delle vere e proprie battaglie e, il più delle volte, sono sempre i più sfortunati a pagare per tutto ciò.
Gli attacchi conto le forze dell'ordine sono diventati di dominio comune. Polizia, carabinieri, che attraversano già da loro un periodo di confusione,sono sicuramente mal diretti e, quando si trovano a fronteggiare l'onda ultras, non sanno come comportarsi.
Questo video, è solo l'esempio per dimostrare il punto di non ritorno a cui siamo giunti. E'arrivato, forse, il tempo di fermarsi un attimo per riflettere e porci la domanda: "ma è giusto che lo spettacolo debba andare ancora avanti con questi presupposti?"

mercoledì 14 novembre 2007

Salernitana Potenza: la prima vittima di una partita di calcio



Un breve filmato per ricordare il primo morto in un incontro di calcio. Erano i primi anni '60 e a perdere la vita fu il dott. Plaitano, padre di quattro figli e dipendente comunale. Era un Salernitana Potenza, un poliziotto in mezzo alle cariche dei tifosi, preme il grillitto per intimiderli; il suo colpo attraversa tutto lo stadio e colpisce appunto Plaitano seduto sulle tribune che muore sul colpo.
La prima vittima dello "sport più bello del mondo"...

Ma cosa ci dobbiamo ancora aspettare?!



Gabriele Sandri è l'ultimo di una lunga serie di vittime di questo calcio malato. Il primo di questa lista nera fu il dott.Plaitano, un salernitano.
Ciò che dovrebbe far riflettere, tuttavia, nonostante la tragicità del fatto,è l'atteggiamento degli ultras che hanno iniziato a rivoltarsi contro le forze dell'ordine con un "valido" pretesto. Quello che è successo a Bergamo, è stato vergognoso; quello che poi è successo la sera intorno allo stadio Olimpico è stato ancora peggio. Attaccare la Farnesina, il palazzo del Coni, una caserma di polizia addirittura, è un qualcosa che si avvicina per certi versi ad una piccola guerra civile. Invito a far riflettere solo su di una cosa: se le forze dell'ordine domenica sera avvessero reagito agli attacchi di questi fantomatici tifosi, cosa sarebbe successo? Quanti avrebbero perso ancora la vita?
Sono sicuro che se Gabriele potesse parlare, direbbe loro che non si confonde l'amore per il calcio con l'amore per la violenza e metterebbe fine a questi spettacoli davvero raccapriccianti.

sabato 27 ottobre 2007

Anche la Mc Laren accusa il web...



Il patron della McLaren si sfoga: "Internet è una fonte di informazione senza controllo e ci ha rovinato la vita, si passa il tempo a smentire. Tutto questo crea pressione al team anche se l'errore di San Paolo non c'entra con questo"

INTERLAGOS (Bra), 22 ottobre 2007 - "Tutta colpa di Internet". Ron Dennis, patron della McLaren-Mercedes, ha individuato il responsabile del pessimo rapporto tra Lewis Hamilton e Fernando Alonso e, indirettamente, del flop mondiale delle Frecce d'argento, che hanno chiuso a mani vuote il 2007. Se tra i due piloti ha regnato la tensione, la colpa è delle notizie infondate che sono state diffuse attraverso il web.
"Ho detto e continuo a dire che Internet ci ha rovinato la vita. È una fonte di informazioni senza alcun controllo. Non critico tutti i media, ma è difficile convivere con una situazione del genere: si passa troppo tempo a smentire notizie non vere e a correggere inesattezze. E tutto questo, alla fine, crea pressione al team".
Subito dopo, però, Dennis frena: "Con questo, non voglio dire in nessun modo che la pressione abbia influito sul problema accusato a San Paolo. Penso che la squadra abbia reagito bene per tutto l'anno". Adesso, però, c'è da gestire la situazione relativa a Fernando Alonso. Lo spagnolo, nonostante un contratto valido fino al 2009, sembra destinato a lasciare la scuderia anglotedesca. "L'argomento, come abbiamo sempre detto, verrà affrontato al termine della stagione. Ne discuteremo nelle prossime due settimane".
gasport

venerdì 26 ottobre 2007

Esempio di GLOBAL/LOCAL: crolla un edificio nel pieno centro di Salerno




In queste spettacolari immagini, il video del crollo di un'ala di un palazzo storico nel centro di Salerno. Solo la sorte favorevole ha evitato vittime, poichè l'edificio ha ceduto in un orario in cui era particolarmente vuoto. I disagi maggiori si sono ripercossi sul traffico che ha subito un blocco totale e sui negozianti della zona che si sono visti costretti a tenere le loro serrande abbassate. Attimi di panico anche per la questura di Salerno ubicata proprio nei pressi dello storico edificio crollato.
Ho scelto questo video perchè è l'esempio di cosa significhi LOCAL: un servizio,appunto, che va a sottolineare un episodio accaduto in una medio-piccola città come Salerno e che ha avuto una risonanza locale. Allo stesso tempo,tuttavia, esso è anche GLOBAL: grazie infatti ad un sito come YOU TUBE è possibile vederlo, analizzarlo e valutarlo in tutto il mondo.

L'esecuzione di Saddam



La potenza del web oggi si rispecchia in questo video. L'esecuzione del dittatore iraqueno è stata censurata da tutte le televisioni del mondo. Internet, tuttavia, non conosce bavagli alla bocca ed ha la forza di entrare sugli schermi di tutti, costruendo una cultura collettiva che va al di là di ogni forma di limitazione.

sabato 20 ottobre 2007

Il VIDEO dell'uccisione del giornalista giapponese




La notizia oggi viaggia in rete si potrebbe tranquillamente dire; questo video è solo un esempio di cosa siano allo stato attuale i mezzi di informazione: immediatezza, accessibilità di massa, imprevedibilità.
Testimonianze drammatiche, come quella proveniente dalla città giapponese di Myanmar entrano nelle case di tutti, vengono catturate dai singoli che, di conseguenza, riescono a dire la propria pur essendo a migliaia di km di distanza.
Viviamo in un mondo globalizzato perchè oggi si ha la possibilità di sapere tutto di tutto e in ogni dove. Basta una connessione adsl e si hanno in mano le chiavi del globo a 360°. Siamo giunti al tanto sospirato "villaggio globale" come lo amava definire Mc Luhann in cui tutti siamo parte integrante di una rete che coopera e si svilippa in funzione degli altri. Logico poter considerare che stiamo attraversando un nuovo sistema di "democrazia multimediale" in cui basta poco, un semplice click per interagire con un altro utente e scambiarsi informazioni.
Considerando l'aspetto di cronaca, il delitto ai danni del giornalista da parte dei militari deve far riflettere il mondo intero e va condannato in tutto e per tutto. Non si possono reprimere proteste con la violenza, non bisogna ostacolare il diritto a manifestare di qualsiasi individuo, non si può, infine, porre fine alla vita di un professionista che aveva solo il torto di cercare di fare al meglio delle possibilità il suo mestiere

venerdì 19 ottobre 2007

Il PD parte col botto. Veltroni segretario col 75%


L'Italia sceglie Veltroni e il suo Partito Democratico. Nessuna sorpresa, sia chiaro. La vittoria del sindaco di Roma non pareva esser di certo in bilico. Il 75% dell'elettorato di centrosinistra ha voluto dare una possibilità ad un volto nuovo nell'ambito politico nazionale che si è guadagnato la stima di tanti con risultati concreti e fruttuosi. Veltroni, indubbiamente, può essere il personaggio della svolta, dell'apertura, della poliedricità ma dovrà essere messo nelle condizioni ideali per lavorare con serenità e saggezza per far riparatire un Paese lento e vecchio come l'Italia. Riuscirà nell'ardua impresa di mettere d'accordo anche i suoi colleghi in Parlamento?

Ai posteri l'ardua sentenza...

sabato 13 ottobre 2007

LA NAZIONALE CHIAMA, I TIFOSI NON RISPONDONO


Vincere per continuare la frenetica rincorsa. Questo l'imperativo categorico dell'Italia di Donadoni che deve a tutti i costi cercare di centrare quanto prima l'obiettivo qualificazione Europei 2008. Più che a preoccupare gli avversari di stasera (i modesti georgiani), è lo spirito che serpeggia tra i tifosi del tricolore, delusi ed amareggiati nel vedere i loro beniamini che si giocheranno tutto nelle restanti gare di qualificazione. Il cammino dell'Italia, in effetti, non si presenta molto agevole, poichè presumibilmente il tutto si deciderà nella trasferta scozzese in cui, gli uomoni di Donadoni, dovranno vender cara la pelle, contro un undici che cercherà in tutti i modi di tirare uno sgambetto ai dirimpettai ricchi e famosi. Proprio il CT che durante la sua carriera di calciatore ha conosciuto gloria e lodi in ogni dove, sta faticando e non poco a tener saldo l'ambiente che non si nasconde dichiarandosi apertamente ostile alla sua gestione anche se, paradossalmente, non è che abbia fatto così male e i risultati gli danno ragione. Lo scotto di essere succeduto ad un guru come Marcello Lippi e la realtà di essere stato designato da Albertini e Guido Rossi più per conoscenza che per meriti propri, però, non devono gettargli croci sulla schiena che non ha. La risposta di Genova ad una partita così importante non è stata delle migliori fino a questo momento: solo 20000 biglietti venduti circa e non si prevede un netto aumento nelle prossime ore. Ciò deve far riflettere perchè è nei momenti grigi che bisognerebbe stringere il cerchio squadra-tifoseria e non solo quando ci si ritrova a salire sul carro dei trionfatori. Già in molti si sono dimenticati che gli iridati di Spagna '82 guidati da Bearzot, fallirono mestamente la qualificazione per la successiva rassegna continentale. Oggi questo pericolo si è ripresentato perchè la storia è fatta di corsi e di ricorsi. Cannavoro & soci, certamente lotteranno purchè questo non avvenga, c'è da scommetterci. Ne andrebbe l'onore, l'immagine, le storie singole di ragazzi che nel bene e nel male in Germania hanno scritto una pagina indelebile ed immortale di questo gioco considerato dai più il più bello del mondo. L'importante è crederci sempre sino all'ultimo respiro. Il tempo delle critiche poi comunque vada ci sarà sempre per i vincitori e per i vinti.

Si inizia...

Al via questo corso di editoria multimediale tutto da scoprire!
Nuovo blog, nuova città, praticamente tutto nuovo... Ci vorrà del tempo per ingranare la marcia giusta ma stiamo sulla strada buona!
Un saluto a tutti
Pietro